Sia SEMrush che SEOZoom sono stati inseriti tra i migliori 5 “SEO Tools” sul mercato (gli altri sono Majestic SEO, Screaming Frog e Ahrefs). Ma cos’è, esattamente, un SEO tool? Sono “attrezzi” indispensabili per qualunque strategia di Searching Engine Optimization e per i procedimenti di ottimizzazione di un sito web per i Motori di ricerca, in particolare per Google. Essi restituiscono indici atti a capire precisamente lo stato di salute di un sito per quel riguarda il traffico, i backlinks e quant’altro. Quanto più in profondo viene effettuata l’analisi di un sito, tanto più il tool risulta efficiente e, quindi migliore degli altri.

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Gli studi rilasciati da SEMrush e SEOZoom

Recentemente entrambi i tool hanno rilasciato dei report sui fattori di ranking, cioè su quali caratteristiche di un sito ne aumentano il rank e di conseguenza il posizionamento, sui Motori di ricerca. Entrambe queste ricerche sono interessanti e dettagliate, prendendo infatti in considerazione decine di elementi in grado di influenzare il posizionamento di un sito.

Lo studio di SEMrush, Ranking Factors 2.0, analizza circa 600.000 keyword, ciascuna riguardante le prime 100 pagine che si posizionano nella SERP di Google. Il fine è, ovviamente, quello di individuare i cosiddetti Ranking Factors, cioè i fattori che hanno un peso nel posizionamento di un sito, misurando la loro influenza a seconda del volume di ricerca della keyword. Per esaminare l’importanza dei fattori è stato utilizzato un Algoritmo chiamato Random Forest, con l’aggiuntiva considerazione di aspetti quali fattori on-page, profili back link e dati sul traffico.
Le keywords sono state ordinate per volume di traffico potenziale, definendo quattro gruppi: keywords a basso volume (1 -100), keywords a medio volume(101 -1,000), keywords ad alto volume (1,001 -10,000), keywords ad altissimo volume (10,000+).

SEOZoom invece ha condotto una ricerca basata su un campione di mezzo milione di pagine e da un sottoinsieme di keywords raggruppate anch’esse per volumi di ricerca. I risultati presi in esame sono stati quelli della prima pagina della SERP di Google. I risultati sono poi stati divisi in due gruppi i primi tre che vengono identificati come “Top 3” e i successivi sette, che ricoprono i risultati dalla quarta alla decima posizione, identificati come “Last 7”. Il fine principale di questa ricerca è stato quello di individuare i fattori comuni tra le posizioni vicine.

Principali differenze tra i tools

La differenza principale tra i due è sicuramente la possibilità di effettuare o meno ricerche di keyword italiane piuttosto che internazionali: SEOZoom è, infatti, specializzato nel mercato italiano: le Parole chiave che individua sono quelle ricercate sul portale di Google in lingua italiana (Google.it), mentre SEMrush ha la possibilità di selezionare altri paesi nei quali effettuare la ricerca.

I parametri più utili sono:

  • Volume ricerca medio (mensile);
  • Keyword difficulty (grado di concorrenzialità della parola chiave);
  • Keyword opportunity (quanto è facile posizionare una parola chiave);
  • Stagionalità (non tutte le keyword vengono cercate con la stessa frequenza durante l’anno);
  • Ultima SERP (il posizionamento dei tuoi concorrenti);
  • Keyword correlate (argomenti correlati a quello principale);
  • Analisi competitor (ti aiuta a capire quanti backlink hanno i tuoi concorrenti e se i loro contenuti saranno diffiili da superare);

Un tassello importante della strategia SEO è la Link building, ovvero azioni atte ad aumentare il numero e qualità di link in entrata al sito. Da questo punto di vista, comunque, entrambi i tool svolgono correttamente il proprio lavoro, attraverso una suddivisione in follow e nofollow e assegnano un punteggio a ogni back link.

La scelta tra i due verte dunque più sulla lingua del sito e del mercato al quale ci si rivolge: se la lingua utilizzata è prevalentemente l’italiano, SEOZoom è la scelta migliore. Altrimenti, SEMrush risulta essere più efficace.

L’article spinner

L'ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) è un processo importante per migliorare la visibilità di un sito web sui motori di ricerca. Tuttavia, come sottolineato nel testo, l'uso di tecniche Black Hat SEO come l'article spinning può essere dannoso per il posizionamento del sito web a lungo termine e può causare penalizzazioni da parte di Google.

Invece di concentrarsi sulla quantità di contenuti generati, è importante creare contenuti di alta qualità e originali che siano utili per gli utenti. L'uso di sinonimi e altre tecniche di variazione del testo dovrebbe essere fatto con cura e moderazione per evitare di creare contenuti che suonino poco naturali o addirittura contenenti errori grammaticali.

Inoltre, è importante tener conto dei bisogni degli utenti e creare contenuti che siano informativi, pertinenti e di valore per il pubblico di destinazione. Ciò può aiutare a migliorare l'esperienza dell'utente sul sito web, aumentare l'engagement e migliorare la reputazione e l'autorità del sito web sui motori di ricerca.

In sintesi, l'uso di tecniche Black Hat SEO come l'article spinning può portare a risultati a breve termine, ma a lungo termine può essere dannoso per il posizionamento del sito web sui motori di ricerca. È importante invece concentrarsi sulla creazione di contenuti di alta qualità e utili per gli utenti, che siano in linea con le linee guida di Google per l'ottimizzazione dei motori di ricerca.

Autore: Enrico Mainero LinkedIn

Immagine di Enrico Mainero

Dal 2011 Direttore Responsabile e Amministratore unico di ElaMedia Group SRLS. Mi dedico prevalentemente all'analisi dei siti web e alla loro ottimizzazione SEO, con particolare attenzione allo studio della semantica e al loro posizionamento organico sui motori di ricerca. Sono il principale curatore dei contenuti di questo Blog (assieme alla Redazione di ElaMedia).